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Il Wwf torna alla carica sull'Alferello: "Centrale senza collaudo e frana da mettere in sicurezza"

Chi si reca alla cascata dell'Alferello per apprezzare le bellezze paesaggistiche non sa che si trova davanti a quella che gli ambientalisti definiscono una morte biologica di un fiume

Chi si reca alla cascata dell'Alferello per apprezzare le bellezze paesaggistiche non sa che si trova davanti a quella che gli ambientalisti definiscono una morte biologica di un fiume. "Il fiume Alferello praticamente non esiste più - spiega Ivano Togni del Wwf - c'è la cascata bellissima e poi quando il fiume dovrebbe scendere a valle, dopo 50 metri, una parte dello stesso viene deviata in una condotta sotterranea che lo porta a una centrale elettrica. Qui l'acqua viene utilizzata per creare energia elettrica e poi viene rilasciata un chilometro e mezzo più a valle della cascata, praticamente quando il piccolo rigagnolo che è rimasto dell'Alferello confluisce nel fiume La Para. L'Alferello non esiste più e tra l'altro - continua Togni - per servire una centrale elettrica che non ha ancora l'agibilità, ovvero a cui manca il collaudo e il certificato di regolare esecuzione".

Aggiunge Alberto Conti, presidente del Wwf di Forlì-Cesena - Invece la centrale elettrica dell'Alferello è in funzione dal 2017 senza collaudo, e quindi senza agibilità, quando, tra l'altro, ci sono due pareri, uno del'ex Genio e un altro dei Vigili del fuoco che comprovano la pericolosità di una frana sul pendio di Roncovecchio che, sicuramente, non è migliorata dopo gli scavi e la deviazione dell'acqua. Noi abbiamo sempre contestato quell'intervento, fin dal 2009 quando la società privata avviò il procedimento per chiedere a Regione e Unione dei Comuni della Valle Savio l'autorizzazione per l'opera. Nonostante le nostre osservazioni e contestazioni l'ente Pubblico, a quel tempo, decise che l'opera aveva un interesse pubblico e così autorizzò l'intervento. Ora che ormai il danno ambientale, paesaggistico e naturalistico, è fatto, chiediamo però che venga messo subito in sicurezza quel fronte di frana prima che accada qualcosa di pericoloso per l'incolumità pubblica, anche se sappiamo che il procedimento normale e legittimo sarebbe stato quello di mettere in sicurezza anni fa la frana e poi fatto il collaudo. Solo dopo avrebbe potuto iniziare a funzionare la centrale elettrica".


Inoltre, fa notare Ivano Togni, che sarebbe necessario anche che l'Unione dei Comuni della Valle Savio facesse controlli costanti del deflusso minimo vitale del fiume, deflusso che, secondo l'ambientalista, non viene rispettato. "Sono a rischio se non sono già estinte specie che vivono il fiume, come il gambero di fiume, la salamandrina dagli occhiali, la rana italica e il rospo comune. Ma a soffrire non è solo la fauna, è anche la flora. Lungo il corso del fiume c'era un'ontaneta bellissima e ben conservata che con gli scavi e le modifiche paesaggistiche rischia di scomparire. Così il pioppo e il salice". 


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