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Cronaca

Arrestato latitante. Voleva spacciarsi per un "badante"

Nella mattinata di giovedì, agenti della Squadra Mobile della Questura di Forlì e del Commissariato di Monza hanno tratto in arresto un cittadino del Bangladesh Khan Mizanur, di 36 anni

Nella mattinata di giovedì, a Monza, agenti della Squadra Mobile della Questura di Forlì e del Commissariato di Monza hanno tratto in arresto un cittadino del Bangladesh Khan Mizanur, di 36 anni perchè latitante. L'uomo è in Italia irregolarmente e deve scontare una pena detentiva di cinque anni di reclusione per rapina a mano armata del 18 agosto del 2007 a Cesena. Al reato si aggiunge l’imputazione per lesioni personali aggravate e porto di coltello, in concorso.

L’ordine di carcerazione era stato emesso nel maggio di quest’anno, ma lo straniero aveva fatto perdere le sue tracce, tanto che l’attività di ricerca ha comportato numerosi sforzi investigativi, che si sono conclusi con successo proprio l’altra mattina, a Monza. Infatti, lo straniero che aveva cercato di rifarsi una identità e di approfittare della recente sanatoria per i clandestini, aveva inoltrato con generalità lievemente difformi una pratica per l’assunzione come “badante”.

Il particolare non è sfuggito agli agenti del Commissariato di Monza, che hanno coinvolto i colleghi della Squadra Mobile di Forlì, incaricati delle ricerche, così è stato possibile rintracciare l’uomo in una palazzina del centro abitato brianzolo. (leggi anche la notizia di MonzaToday)

Il fatto. La sera del 18 agosto una volante del Commissariato di Cesena intervenne in una abitazione di cittadini del Bangladesh, situata in piazzale Sanguinetti 20, poiché era stata segnalata una aggressione. Sul posto gli operatori trovavano quattro stranieri, di cui due riportanti ferite d’arma da taglio, i quali poi denunciarono che poco prima erano stati colti nel sonno all’interno della loro abitazione da tre connazionali, dei quali uno armato di coltello, con il quale erano stati feriti al volto e costato. Tutto questo per costringerli a consegnare la somma di 2750 euro in contanti che erano le loro uniche risorse.

Le indagini consentirono di identificare due dei tre rapinatori, grazie al fatto che uno di loro, nella rocambolesca fuga causata dalle sirene delle pattuglie in arrivo, aveva smarrito il marsupio contenente i suoi documenti; tramite la sua identificazione e la ricostruzione dei suoi rapporti di parentela e di amicizia, si riuscì poi a identificare anche il secondo complice.

Il gruppo degli aggrediti si trovava, a quel tempo, in Romagna, poiché dediti alle vendite abusive in spiaggia ed in particolare, pur essendo stranieri in regola e occupati come lavoratori dipendenti in una sartoria della località di loro residenza in Campania, durante un periodo di sosta lavorativa avevano pensato di raggranellare qualche soldo proponendo tatuaggi ai bagnanti delle spiagge del litorale.

Pur non essendo mai emerso il reale movente, non si esclude che l’atto di violenta aggressione sia maturato proprio in questi ambienti, quale ritorsione per l’invasione di luoghi già da tempo monopolizzati da altri ambulanti.

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