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Cronaca

Pedinati e accerchiati, speronarono l'auto dei carabinieri: arrestata una banda di ladri

In quell'occasione, il 16 ottobre del 2015 in molti sentirono l'esplosione di alcuni spari

Misero a ferro a fuoco il territorio tra Cesena e Forlì, con una sfilza di furti perpetrati in tre notti senza alcun timore: anche se venivano sorpresi non esitavano a minacciare le povere vittime che se li ritrovavano in casa. Sette furti in totale quelli che i carabinieri riconducono a loro: a Borello, Borgo delle Rose, Roncofreddo, San Carlo di Cesena, e poi ancora a Forlimpopoli, Para e Forlì. In totale un bottino di circa 80mila euro di valore, tra soldi e gioielli e sigarette, e senza contare le auto di grossa cilindrata come un Porsche Cayenne.

Dopo quelle tre “notti calde”, all'inizio di ottobre del 2015, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Forlì-Cesena riuscirono ad individuare l'auto sospetta e, nonostante il grande dispiegamento di forze di auto civetta, realizzato dopo un discreto pedinamento, e perfino un camion messo di traverso per simulare un incidente stradale in zona Torre del Moro, i banditi riuscirono comunque a guadagnare la fuga speronando un'auto dei militari con la Audi A6 V6 che avevano a disposizione, rubata nel territorio di Castiglione di Ravenna. In quell'occasione, il 16 ottobre del 2015 in molti sentirono l'esplosione di alcuni spari, ma i carabinieri sostengono che né loro, né i banditi usarono armi da fuoco in quell'operazione. L'Audi A6 venne ritrovata a Borello, mentre i banditi nel frattempo avevo rubato nei pressi una Toyota “Rav 4” per scappare.

Dopo un anno di indagini – coordinate dal tenente colonnello Gianluigi Cirtoli e dal capitano Amadeo Consales - si è comunque chiuso il cerchio intorno a due dei tre banditi, che sono finiti in manette, con una sfilza di accuse tra cui furto, rapina impropria, uso di armi bianche, ricettazione. L'indagine, seguita dal pm Michela Guidi, ha permesso di raccogliere sufficienti indizi per l'emissione di due ordini di custodia cautelare firmati dal gip Luisa Dal Bianco. Si tratta di due pregiudicati albanesi, cugini di trent'anni. Grazie ai riconoscimenti fotografici, nonché tracciando alcuni passaggi in autostrada con le auto rubate, i militari sono riusciti alla fine a scoprire uno dei due malviventi, che era normalmente domiciliato a Roma e che è stato arrestato lo scorso agosto in zona Casilina. Poi i carabinieri sono riusciti a risalire al presunto complice, il cugino che nel frattempo era rientrato in Albania. Alcuni giorni fa, attivando i canali Interpol, la polizia albanese lo ha catturato nella città di Mamurras, assicurandolo alla giustizia italiana.

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