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Cronaca

Alzheimer, una conferenza per conoscere i suoi volti

Lunedì alle 20.30, presso la sala parrocchiale di Martorano di Cesena, il dottor Samorindo Peci condurrà la conferenza promossa dalla Cooperativa sociale Dolce "I volti dell'Alzheimer"

Lunedì alle 20.30, presso la sala parrocchiale di Martorano di Cesena, il dottor Samorindo Peci condurrà la conferenza promossa dalla Cooperativa sociale Dolce "I volti dell'Alzheimer": un'occasione per fare luce su quella che è considerata la malattia del secolo. Stando alle cifre derivate dal Rapporto Mondiale Alzheimer 2015 diffuso dalla Federazione Alzheimer Italia, nel nostro Paese sono infatti circa un milione i casi di demenza, di cui 600 mila quelli colpiti da Alzheimer, e si stima che nel 2050 ne saranno affette oltre 100 milioni di persone, complici anche l’invecchiamento della popolazione e l’allungamento dell’aspettativa di vita.

I primi segnali sono quelli di un declino cognitivo lieve, spesso scambiati per sbadataggini, piccoli buchi di memoria, come dimenticare degli appuntamenti o dove sono collocati gli oggetti di uso comune. Poi, può peggiorare causando problemi di orientamento, linguaggio, difficoltà nell’orientamento, sia nello spazio che nel tempo, disturbi funzionali come la difficoltà a deglutire, ma anche perdita di peso, una maggiore vulnerabilità alle infezioni e un atteggiamento aggressivo.

Ad oggi non esiste alcun trattamento in grado di curare la malattia. La prevenzione, però, è possibile: attivare comportamenti sani per cercare di prevenirla, sia a tavola che modificando lo stile di vita, è stato dimostrato che influisce nel rallentare o evitare l'insorgenza e nel ridurre i sintomi. «Oggi test genetici come l'ACT, APOE, il -1b, -10, VEGR, HMGCR, sono in grado di dirci quando una persona è geneticamente predisposta a sviluppare questa patologia, insieme ad altre neurovascolari» spiega il dottor Samorindo Peci, direttore scientifico del Centro di Ricerca e Formazione Scientifica Cerifos.

«Se la predisposizione è alta, se ne può combattere l'evoluzione sia attraverso l'alimentazione, elaborando un piano nutritivo adatto, ad esempio privilegiando le proteine animali e vegetali, incrementando l’assunzione di acqua e abolendo bibite dolcificate e zucchero, sia modificando quelle abitudini che alla lunga possono favorirne l'insorgenza».

«In particolare il C4D è tra i più gettonati. Si tratta del test clinico che permette di misurare la quantità di rame libero in circolo nel sangue, associato al rischio di sviluppare la malattia» chiarisce lo specialista. «Il punto dal quale si è partiti per metterlo a punto è stata infatti la correlazione tra l’eccesso di una particolare frazione di rame nel sangue e la malattia di Alzheimer: nel 60% dei casi il rame rappresenta un elemento determinante nello sviluppo della malattia. Pensarci in tempo vuol conoscere il proprio grado di predisposizione alla malattia e attivare quei comportamenti in grado di ridurre il rischio. Una scelta importante, specialmente nei casi in cui in famiglia c'è già chi ne è affetto: se infatti, nella maggior parte dei casi la malattia si manifesta negli over 65 senza una specifica ereditarietà, è vero che i figli di un malato di Alzheimer hanno più probabilità di ereditarla». La conferenza "I volti dell'Alzheimer" è ad ingresso libero.

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