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Pane, olio e fantasia

Pane, olio e fantasia

A cura di Elisabetta Boninsegna

Quando Napoli incontra il Giappone il fritto diventa poesia

Non sporca le mani ed è leggerissimo: al Festival del Cibo di Strada un personaggio leggendario come Antonio Tubelli insieme alle sue collaboratrici nipponiche cucinerà tempura, pizza e altre leccornie

A Cesena si svolgerà uno strano ma interessante matrimonio: il fritto napoletano strizzerà l'occhio alla tempura giapponese. A sigillare l'originale flirt, durante il Festival Internazionale del Cibo di Strada (6-8 ottobre in piazza del Popolo) è Antonio Tubelli, il mago della pasta fritta che si mangia con le mani senza sporcarsi, dei piatti come il sartù di riso, il gattò di patate, piatti antichi che appartengono alla tradizione partenopea, ma anche alla migliore cucina italiana. 
"Questo fine settiman mMi presento a Cesena con una situazione singolare - spiega Antonio Tubelli, ex sessantottino ed ex sindacalista che a un certo punto della sua vita è stato folgorato dalla lettura del libro "Il cuoco galante" di Vincenzo Corrado (1773), ed è diventato cuoco - Con me ci saranno due collaboratrici giapponesi che sono state a Napoli per tanto tempo a imparare la cucina partenopea e poi sono tornate a Osaka e hanno aperto Mio & Tempurina, un locale che si ispira al nostro modo di mangiare e fanno anche la pizza, tra l'altro molto buona. Ecco loro, a Cesena, cucineranno la pizza margherita e marinara, mentre noi come "Timpani e Tempura" faremo il fritto napoletano. Giappone e Napoli non si ritroveranno mai così vicine". 
Tra l'altro il fritto di Antonio Tubelli non a caso si chiama tempura che molti credono di origine giapponese e ora mangiano, insieme al sushi, pensando di essere esotici. Invece la tempura ha radicci molto antiche e molto europee. Tempura, infatti, viene da i "tempori dell'astinenza", periodi contemplati dal calendario ecclesiastico (rispettato soprattutto in Spagna, Portogallo, Francia e Italia) in cui era previsto un rigido contenimento dei grassi animali. In quei periodi, per rendere più appetibile le verdure di ogni tipo si friggevano in una pastella spessa e speziata.
Stiamo parlando del 1500 quando i padri gesuiti, missionari cristiani, entrarono in contatto con i giapponesi e gli trasmisero questa tradizione culinaria che venne appresa e inglobata nella cucina nipponica, diventandone addirittura un punto forte. "Strani giri fa la cucina - dice Tubelli - a portare la tempura in Giappone sono stati i popoli del mediterraneo nel 1500 e poi è rientrata alla fine degli anni Settanta in Italia come piatto tradizionale giapponese". 
Ma c'è differenza tra tempura giapponese e quella di Tubelli (proverbialmente leggera e fragrante)? "Sì la mia è senza uovo, solo farina 000, acqua e birra. In quella giapponese - conclude Tubelli - c'è la farina di riso e il tuorlo dell'uovo". 
A voi la scelta. Per assaggiarla e dare il vostro giudizio potete trovare lo stand di Antonio Tubelli al Festival del Cibo di Strada già da venerdì 6 ottobre. 
 

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