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Pane, olio e fantasia

Pane, olio e fantasia

A cura di Elisabetta Boninsegna

Piatti buoni e meno buoni al Festival Internazionale del Cibo di Strada

La qualità è sempre molto alta ma, a volte, può capitare che il gusto di altre culture non incontri il nostro gradimento. Il gelato giapponese al cioccolato col wasabi, per esempio, mi ha un po' scosso. Ottimo, invece, il cous cous marocchino, semplice e gustoso. Da favola i piatti di mister Cavallucci come il tortello alla piastra col baccalà e l'hamburger di mora

Qual è stato il piatto migliore al Festival Internazionale del Cibo di Strada? Io, devo dire la verità, avrei voluto assaggiare tutto ma, visto che non è un'impresa umanamente possibile, mi sono avvicinata ai piatti più curiosi e a quelli che mi convincevano a prima vista. Va premesso che stiamo parlando di un Festival unico sia perchè il primo in Italia, progettato da Confesercenti in tempi in cui nessuno parlava di Street Food, sia per la qualità dei prodotti e dei cuochi chiamati a cucinare. Nonostante questo, ovviamente secondo il mio gusto, ci sono stati piatti buonissimi e piatti un po' meno buoni.  
Promuovo a pieni voti la cucina di Chef Kumalè, gastronomade ed esperto di cibo di strada, che ha portato al Festival quattro ricette molto particolari e tutte squisite. Involtini trasparenti vietnamiti vegetariani a crudo, zuppa thailandese con latte di cocco e bocconcini di pollo, sigari turchi ripieni di formaggio di capra e stufato di verdure con burro di arachidi senegalese. Non c'è stato un piatto di questi che non mi sia piaciuto. E tra l'altro, vi anticipo, che essendo molto semplici da preparare al più presto li rifarò a casa mia e, a chi è interessato, darò indicazioni e ricette.
Pollice verso invece per il gelato al cioccolato con wasabi dello stand giapponese. Accostamento, secondo me, un po' ardito. Per le mie papille gustative cioccolato e wasabi insieme fanno a pugni e non è per la nota piccante del wasabi. Il cioccolato, infatti, col peperoncino sta benone (ottimo quello che si mangiava nello stand Messicano), ma è quel retrogusto che sta tra la testa e il naso tipico del wasabi (radice simile al rafano) che, a mio parere, non si fonde affatto con la rotondità del cioccolato. 
Tra i migliori piatti assagiati il cous cous del Marocco. Solo carote e zucchine tagliati a pezzettoni con un sugo buono e molto saporito. Ottimo. Noi, a volte, lo appesantiamo con ceci, a loro bastano due verdure per renderlo perfetto. Promosse anche le bruschette con i funghi porcini dello stand di Bagno di Romagna che offriva anche porcini fritti in cartoccio e il classico ma sempre ottimo tortello alla lastra. I porcini fritti me li sono persi ma chi li ha assaggiati ha apprezzato molto.
Sulla pizza non si può scherzare e, infatti, lo stand della Campania chiamato al Festival non sbaglia mai. Sono maestri pizzaioli e la loro pizza è fotonica. Chi ha fatto la fila davanti al loro banco ha sofferto un po' ma ne valeva la pena... Come del resto valeva assaggiare i panzerotti pugliesi preparati da Michele e Matteo Massaro, pugliesi d'origine ma che vivono a Cesena da anni. Addentandoli o solo annusandoli i pugliesi doc, per quei pochi minuti, hanno avuto l'impressione di tornare a casa.  
Un'altra bocciatura mi tocca darla alle olive ascolane vegane. All'interno delle olive impanate e fritte un impasto  di ceci e curcuma che, secondo me, lega pochissimo con l'oliva. Molto meglio le original.  Ai piatti di Marco Cavallucci solo voti alti. Sono riuscita a sentire solo l'hamburger di mora romagnola con caciotta e pane fatto con lievito madre. Una bomba di bontà che si manda giù molto volentieri. E ai tortelli alla piastra con il baccalà, che non sono riuscita ad assaggiare, do il massimo, sulla fiducia. 
Molto buono anche il fishburger del foodtruck in piazza Amendola "Beestrò" di Cesenatico, tonno fresco pinna gialla battuto a coltello con cipolla caramellata, lattuga, salsa di loro produzione e tanta gentilezza da parte dei ragazzi dietro al banco del camioncino.
L'Antica Focacceria San Francesco di Palermo è sempre un punto fermo del Festival. Arancine e cannoli sono andati alla grande. Il cannolo non me lo sono mai perso dalla prima edizione. L'interno era freschissimo e buono come sempre, con la sua scorza di arancia appoggiata, ma, se devo fare un piccolo appunto, quest'anno l'esterno non mi è sembrato all'altezza della farcitura.
Pita gyros strepitosa, condita con una deliziosa salsa tzatziki nello stand della Grecia e, nello stand dell'Abruzzo arrosticini di pecora che sono andati fortissimi per tutti e i tre giorni, anche se ho sentito tra gli avventori che qualcuno avrebbe gradito porzioni un po' più grandi. Ma, come ha spiegato il cuoco dello stand, gli arrosticini vengono preparati a mano, uno per uno, ed è un lavoro di fine artigianato. 
A  veder le file agli stand ho avuto l'impressione che Argentina e Toscana siano state le più gradite dal pubblico, ma, come sempre, il numero di persone ha dimostrato che il formato del Festival funziona e tutti gli stand hanno attrato e impressionato per la loro professionalità ed efficienza. 
E la location? Migliorabile. Come primo anno di prova in piazza del Popolo è andata anche abbastanza bene.  Forse si può utilizzare di più il Foro, offrendo un maggior numero di  posti a sedere, ma del resto è un Festival di cibo da strada e, per non snaturare l'evento, bisognerebbe camminare mangiando, magari sporcandosi anche un po' le mani. 
Se avete voglia di dire la vostra (piatti buoni, cattivi, critiche o altro) potete scrivere a bettaboninsegna13@gmail.com

foto in alto di Silvia Spinelli

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