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Redazione

Oh Dio, che bordello!

vignetta (1)-2È notizia di un paio di settimane fa l’apertura della prima “casa di piacere” per disabili, prevista per l’anno prossimo nel Buckinghamshire, una tranquilla contea vicino Londra. L’iniziativa è di Becky Adams, titolare di bordelli, di agenzie di escort e di sex shop per oltre vent’anni. “Madam Becky” (l’appellativo è volutamente ambiguo) oggi non esercita più, ma un libro di memorie, best seller del genere hard nel Regno Unito, e l’idea di fondare l’associazione no-profit (di piacere sessuale) Para-Doxies, l’hanno subito resa popolare. 

 Nel regno di Elisabetta II, come in Italia, la prostituzione e le case di tolleranza sono proibite dalla legge, e la legge va rispettata. Ma la società non è un blocco di marmo. Cambia. Spesso più velocemente delle norme che la regolano. In tema di diritti civili, basti pensare all’abrogazione della retrograda legge sul divorzio del 1974, sulla quale si sono espressi quasi venti milioni di italiani; alla profonda riforma del diritto di famiglia dell’anno dopo, che sancì l’uguaglianza dei coniugi; all’aborto, vietato fino al 1978 e punito dal Codice Penale con una detenzione fino a dodici anni. 

Scrive Stefano Rodotà, in un bell’articolo apparso su la Repubblica lo scorso 3 gennaio: “Non fu un miracolo, e tutto questo avvenne in un tempo in cui il percorso parlamentare delle leggi era ancor più accidentato di oggi. Ma la politica era forte e consapevole, attenta alla società e alla cultura, e dunque capace di non levare steccati, di sfuggire ai fondamentalismi. Esattamente l’opposto di quel che è avvenuto nell’ultimo ventennio, dove un bipolarismo sciagurato ha trasformato l’avversario in nemico, ha negato il negoziato come sale della democrazia, si è arresa ai fondamentalismi. È stata così costruita un’Italia profondamente incivile, razzista, omofoba, preda dell’illegalità, ostile all’altro, a qualsiasi altro. Questo è il lascito della Seconda Repubblica, sulle cui ragioni non si è riflettuto abbastanza”.

La cosa scandalosa, per tornare al titolo di quest’articolo, non è il programma elettorale del movimento di Ilona Staller (D.N.A. – Democrazia, Natura, Amore) in vista delle elezioni di febbraio, che propone la legalizzazione della prostituzione e la riapertura dei bordelli, ma il fatto che il pluridivorziato presidente del Consiglio Silvio Berlusconi organizzasse “cene eleganti” il sabato ad Arcore e il giorno dopo andasse in chiesa; il fatto che il partito di cui è a capo si fregi del termine “Libertà”, ma che, in concreto, sia il più antiliberale in tema di legalizzazione delle droghe leggere, di omosessualità, di prostituzione, di procreazione assistita, di unioni civili; il fatto che ancora oggi, in Italia, la sessualità personale sia un tabù, sulla quale la Chiesa cattolica detta limiti e condizioni; e il fatto, infine, che nessun partito maggiore si sia presentato, come sostiene Rodotà, con un programma di rinnovamento civile serio e moderno. Questo perché si fa prima a proibire che a legalizzare; non costa nulla e, alla fine, il popolo-bue subisce, specie se, alle spalle di uomini di Stato codardi, c’è una potentissima lobby con sede a Città del Vaticano. Perché inimicarsela se, grazie ad essa, piovono voti? Insomma, a molti fa più comodo condannare che educare. 

Alle prossime elezioni non voterò l’ex pornostar perché ritengo sia uno spreco, ma non posso fare a meno di condividere l’impellenza dei temi di cui è promotrice. Ben venga quindi la legalizzazione delle case di tolleranza, per normodotati e disabili, ma sia chiara una distinzione: una cosa è voler essere libertini, un’altra è voler vivere in un Paese realmente libero. 

La coerenza e il coraggio non sono appannaggio di questo o quel partito, non hanno bandiera. Proibire, oltre che sbagliato, è inutile. Il punto, anzi il bordello, è che se Ilona Staller e il suo compagno, Luca Di Carlo, arriveranno in parlamento, come è probabile che accada, non sarà una vittoria delle loro idee, ma la sconfitta di quelle dei partiti maggiori che, fino ad oggi, hanno ipotecato il progresso civile di un’intera nazione al calcolo e al tornaconto elettorale.

Oh Dio, che bordello!

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