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Redazione

Libera Chiesa in libero Stato

Foto citazione-2Ci mancava solo la Conferenza Episcopale Italiana! Ad alimentare il dibattito sulla modifica dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori è stato l’arcivescovo Bregantini, presidente della Commissione Lavoro della CEI, secondo il quale “il lavoratore non è una merce” e “in politica ormai l’aspetto tecnico sta diventando prevalente sull’aspetto etico”, quando invece “nella politica è necessario” (https://www.famigliacristiana.it/informazione/news_2/articolo/il-lavoratore-non-e-una-merce.aspx).

Prendo a pretesto questa incursione clericale nella politica italiana per dichiarare il mio laicismo e la mia dedizione a quella che Jean-Jacques Rousseau chiamava “religione civile”, e richiamare l’arcivescovo Bregantini al rispetto dell’articolo 7 della Costituzione italiana: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Beninteso: Chiesa cattolica, non Città del Vaticano. Pertanto, sebbene il principio enunciato dall’arcivescovo sia condivisibile, non vedo perché un’istituzione religiosa debba ingerirsi nelle vicende politiche di uno stato, tanto più se di natura economica. Cos’è che dà il diritto all’arcivescovo di pronunciarsi sulle vicende della riforma del lavoro?

Forse, continua l’articolo, la “lunga esperienza di operaio in fabbrica” o, presumibilmente, il fatto che la maggior parte dei lavoratori siano stati battezzati. Ma la vocazione delle istituzioni cattoliche non è la presa in cura dell’anima dei fedeli? Non è l’innalzamento del loro spirito? Fornire loro una speranza di un Aldilà? Da cittadino libero quale mi sforzo di essere, non ammetto alcun commento, nessuna intromissione di qualsivoglia esponente religioso nelle vicende politiche italiane! Nemmeno se in favore delle fasce sociali più deboli. Accettarlo significa pagare un prezzo alto in termini di indipendenza di giudizio, significa compromettersi.

È vero o non è vero che la Chiesa è stata fino a ieri la depositaria della verità? Ma se le questioni spirituali (fede in primis) sono indissolubilmente intrecciate con quelle morali; se le questioni morali (etica, equità, giustizia, famiglia) sono legate a quelle sociali; e se le questioni sociali (lavoro, istruzione, società) dipendono da quelle economiche, allora la Chiesa fino ad oggi ha fatto cappotto! Una giurisdizione sullo stile di vita dei fedeli (quelli che son rimasti) a 360°: dalla tutela del posto di lavoro alla scelta politica in cabina elettorale, alla sessualità ai grandi temi filosofici. Un’assuefazione culturale dalla culla alla tomba. Siamo così abituati a dare credito alle posizioni politiche assunte dalle guide spirituali, che abbiamo dimenticato le nostre responsabilità civiche. Troppo comodo! Sono stanco, nauseato dalla commistione Politica/Religione che si consuma alle spalle di cittadini ignari. In Italia sembra che le scelte dell’una non possano prescindere dall’approvazione dell’altra.

Un secolo e mezzo dopo il primo, celebre discorso di Cavour al Parlamento dell’Italia appena unificata, quello che rivendicava una “libera Chiesa in libero Stato”, siamo ancora qui che accettiamo i contenuti politici dei moniti, delle raccomandazioni, perfino delle omelie domenicali degli ecclesiastici. Perché? Francamente, non lo so.

So però cosa possiamo fare da domani: dire agli insegnanti di togliere il crocefisso dalle scuole, viepiù frequentate da scolari non cristiani figli di immigrati. Perché? Perché lì si stanno formando i futuri cittadini di questo (moralista) paese. Ma, diciamocelo, chi è che ha voglia di sbattersi e fare fronte all’ostruzionismo di presidi e provveditorati? Per guadagnare cosa, poi? Ecco, questo è solo un esempio, materiale e culturale, della misura in cui la Chiesa cattolica riesce ad ingerirsi negli affari interni italiani, competenza esclusiva della Repubblica e dei suoi cittadini. Ma, fin tanto che questi ultimi non ne prenderanno coscienza collettivamente, la laicità dello Stato italiano resterà sulla carta. Anzi, sulla Carta. Con buona pace di Piero Calamandrei ed Umberto Terracini.
 

Libera Chiesa in libero Stato

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