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Redazione

Io non ci sto!

Vignetta Scalfaro-2C’è un limite alla sopportazione, oltre il quale si scatena una reazione? In quanti siamo ad indignarsi? Prendiamo un caso eclatante accaduto pochi giorni fa, meritevole di un sussulto civico, di un moto di sdegno: la protesta degli operai dell’Alcoa di fronte al Ministero dello Sviluppo economico, durante la quale è stata bruciata una bandiera italiana ed alcune schede elettorali. La gravità dell’episodio, del quale i mass media si sono occupati con superficialità, è stata tanto nel merito, quanto nel messaggio diseducativo contenuto in un’intervista rilasciata di lì a poco dal politico di turno. Ad essere invitato a parlare è stato il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero che, al telefono con Radio 24, mercoledì scorso pronuncia le seguenti, incredibili parole: “All'Alcoa come in Italia inizia ad esserci disperazione. Non è un gesto politico bruciare il Tricolore, è un gesto di disperazione per denunciare che lo Stato non c'è”. Nient’altro.

Ferrero, già Ministro della Solidarietà sociale nel Governo Prodi, abile comunicatore, ha eluso la domanda ricorrendo a riferimenti generali, e perdendo l’opportunità di distinguersi dai suoi colleghi: una provocazione disperata sì, ma anche e soprattutto un gesto esecrabile. Invece, come molti animali politici a caccia di voti, non ha avuto il fegato di opporsi a questa fetta di elettorato, cui Rifondazione Comunista guarda con occhio benevolo, e condannare tanta sconsideratezza (punita dall’art. 292 del Codice penale con la detenzione fino a due anni). Un Ministro della Repubblica che non ha le palle di difendere a spada tratta un simbolo dell’unità nazionale, lascia che a bruciare sia qualcosa di più di una bandiera: lascia bruciare il proprio senso di responsabilità. Qui si cela il cancro della politica italiana, che cittadini distratti non riescono a diagnosticare. Questo è il trasformismo! Questo è il vero male italiano, verso il quale l’italiano medio nutre un’accondiscendenza mista a rassegnazione. È il tornaconto elettorale ad ogni costo che deve essere curato.  

Ciò che ti fa prendere una posizione svincolata dagli interessi particolaristici (di partito, di immagine personale, ecc); ciò che ti impone il rispetto incondizionato della legge; ciò che ti consente di essere un cittadino libero e coerente (specie se ricopri un incarico politico) è il coraggio. Viceversa, scagliarsi contro coloro che tendenzialmente ti votano, significa assumersi una grossa responsabilità, significa rischiare di perdere consensi. Ma significa soprattutto rimanere integri.

Come si fa a giustificare certe prese di posizione? Come si fa a lasciare che un commento come questo passi in sordina? Ebbene, io non ci sto! Forse sono una mosca bianca, per cui approfitto delle potenzialità della Rete diramando un proclama (questo sì al limite della disperazione) di scalfariana memoria, per sapere in quanti siamo rimasti a credere ancora nei simboli della nazione. Cominciamo a contarci

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