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Redazione

A ca-sa, a ca-sa!

Sono bastate poche, semplici parole di un comico per mettere spalle al muro la platea più rappresentativa del Paese, cioè il pubblico del Festival di San Remo. Chissà quanti, dei tredici milioni di telespettatori che domenica scorsa hanno assistito allo sketch di Claudio Bisio, hanno annuito alle parole “A ca-sa, a ca-sa!” provando un senso di liberazione, un moto di orgoglio nella pancia; per poi capire di essere stati gabbati.
Che sgambetto!

La buona satira politica semina dubbi, svela scomode verità, smaschera ipocrisie. Quella migliore, poi, non guarda in faccia a nessuno, incurante cioè del soggetto cui sono destinati gli sberleffi. Sagace, diretta e concisa, non cerca consensi; anzi, gode dall’essere tacciata, in quanto unica conferma di aver centrato il bersaglio. Insomma, il suo trofeo è la reiezione. Incassando un applauso fiacco, quindi, Bisio ha elegantemente messo in buca i presuntuosi, gli immaturi e i vigliacchi, quelli cioè abituati a votare chi la spara più grossa, tanto per intenderci. 

Dando dell’incompetente, del bugiardo e dell’inaffidabile all’elettore medio, ha finalmente fatto cadere l’ultima foglia di fico dietro la quale molti, troppi cittadini si nascondono perché, checché se ne dica, “la storia ci inchioda. Siamo noi i mandanti”. Vediamo se ce lo ricorderemo in cabina elettorale o se la nostra memoria è più corta di una settimana.

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A ca-sa, a ca-sa!

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